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Togliere la tiroide senza cicatrici: la nuova tecnica che viene dall'oriente

Aggiornamento: 17 apr


Il nome tecnico è Toetva (tiroidectomia endoscopica trans-orale con approccio vestibolare) e si tratta di un intervento di asportazione della tiroide attraverso la bocca che permette di non lasciare alcuna cicatrice sul collo del paziente. «In realtà non si tratta di una novità in assoluto ma di una tecnica già utilizzata in alcuni Paesi orientali (ndr soprattutto Thailandia) dove c'è una certa sacralità del collo e, specialmente per le donne, una cicatrice visibile in quella parte del corpo rappresenta uno stigma sociale», spiega Marco Raffaelli, direttore della UOC di Chirurgia Endocrina e Metabolica  Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Ordinario di Chirurgia Generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma. Sono oltre 1.500 gli interventi di tiroidectomia effettuati ogni anno al Policlinico Gemelli, nella metà dei casi a causa di tumori, e questa "nuova" tecnica si affianca alle ultime, sempre più tecnologiche e sempre meno invasive, che riguardano il settore della chirurgia in generale.


«Sulla tiroide vengo applicate varie tecniche, dalla robotica trans-ascellare all'ultima nata, la Toetva, che consiste in tre piccole incisioni che si fanno all'interno della bocca sotto il labbro inferiore. La procedura prevede che dalle incisioni si introduce l'endoscopio e si fa una "procedura endoscopica" utilizzando gli strumenti che usiamo normalmente in laparoscopia con l'ausilio della telecamera. Il risultato è che il paziente non ha alcun segno visibile, la cicatrice è completamente nascosta», continua Raffaelli.


La chirurgia della tiroide tra passato e futuro

 Alla domanda se il futuro della chirurgia della tiroide sarà sempre più legato allo sviluppo della robotica e dell'intelligenza artificiale, Raffaelli ricorda che «l'unico medico che ha preso il premio Nobel per un intervento chirurgico è stato lo svizzero Emil Theodor  Kocher (ndr nel 1909) per aver messo a punto la tiroidectomia. Grazie a lui e allo sviluppo di nuove tecniche negli interventi alla tiroide, la tiroidectomia è ora considerata un intervento di routine ma, è bene ricordare, che prima di Kocher l'intervento alla tiroide era associato a un tasso di mortalità molto elevato e si preferiva non operare, seppure all'epoca si facevano già gastrectomie e pancreatectomie». 

Grazie a premio Nobel svizzero è stata standarizzata la procedura che ha permesso di intervenire chirurgicamente sulla tiroide. «Dopo Kocher, per tutto il novecento, in chirurgia della tiroide si è fatto poco. Poi, grazie al miglioramento delle tecniche endoscopiche e successivamente grazie alle piattaforme robotiche, si è andati verso una minimizzazione della cicatrice chirurgica e reso possibile uno degli interventi mini invasivi più diffuso, quello della tiroidectomia video assistita ( praticata dal 1998 al Gemelli, ndr), che ha cambiato radicalmente l'approccio chirurgico alla tiroide. Ora chi viene operato con questa tecnica ormai "standard" ha una cicatrice di un centimetro e mezzo, con risultati estetici molto buoni. L'esigenza di andare oltre e soddisfare le richieste di chi, per motivi estetici o culturali, preferisce non avere cicatrici sul collo, ci ha portato allo sviluppo e messa in pratica della Toetva, la tecnica che non lascia alcun segno visibile ma che non è per tutti: va valutata la conformazione del collo della paziente e del mento e la stessa cosa vale per il volume della ghiandola e la patologia. Di fronte a una tiroide di grosse dimensioni o nel caso di tumori gravi non proponiamo questo tipo di intervento», continua Raffaelli.


Robot al posto di medici? 

Tra qualche anno dovremmo aspettarci robot che intervengono sulla tiroide in autonomia? «Applico la tecnologia robotica da diversi anni, utilizzando varie piattaforme con un approccio sempre molto attento alle novità. Non c'è dubbio che ci siano numerosi vantaggi che impattano sulla tipologia di interventi che si possono fare. Per esempio, senza l'utilizzo del robot una tiroidectomia trans-ascellare risulterebbe estremamente difficoltosa. È chiaro però, che da qui arrivare alla possibilità che la macchina, da sola, compia un intervento chirurgico c'è ancora tanta strada ma ci arriveremo e ci stiamo lavorando anche noi», conclude Raffaelli. 


Articolo del Corriere Salute del 5 Aprile 2024



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