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Ipertiroidismo


L’ipertiroidismo è la condizione caratterizzata da un’eccessiva produzione di ormoni tiroidei triiodotironina (T3) e tiroxina (T4) da parte della ghiandola tiroidea iperfunzionante.

La tireotossicosi è invece il quadro clinico che deriva da un eccesso di ormoni tiroidei in circolo in presenza di una normale responsività degli organi bersaglio. Infatti, essendo questi ormoni normalmente responsabili della modulazione del metabolismo basale, del battito cardiaco, della temperatura e del peso corporeo, tutti questi processi fisiologici potrebbero risultare alterati.


CAUSE

Le patologie che possono portare a una condizione di alterato funzionamento della tiroide con aumentata produzione e rilascio di ormoni sono:


- Morbo di Graves-Basedow: è una patologia autoimmune (dovuta quindi alla produzione di anticorpi diretti contro cellule dell’organismo invece che contro elementi estranei) che insorge prevalentemente nelle donne con un rapporto di 4:1 rispetto agli uomini. È la più comune causa di ipertiroidismo nei soggetti in giovane età con prevalenza generale dell’1%. Il morbo di Graves-Basedow è dovuto alla formazione, in soggetti con una predisposizione genetica-familiare, di anticorpi contro la tiroide che la stimolano a funzionare in maniera continua e non controllata. Si caratterizza per l’aumento di volume della ghiandola tiroidea tipicamente diffuso ad entrambi i lobi della tiroide.

- Adenoma tossico o autonomo (morbo di Plummer): è una patologia benigna della tiroide in cui è presente un nodulo che è in grado di funzionare autonomamente con iperproduzione ormonale eccessiva e non controllata che determina ipertiroidismo. Interessa più frequentemente i soggetti di sesso femminile con un rapporto 3:1 rispetto agli uomini.

- Gozzo multinodulare iperfunzionante: in questo caso i noduli che acquisiscono una funzione autonoma sono più di uno. È più frequente nel soggetto anziano.

- Tiroiditi: si tratta di un gruppo eterogeneo di patologie infiammatorie a carico della tiroide che nel complesso risultano i disordini tiroidei più comuni. Possono colpire soggetti di qualunque età.


SINTOMI

Gli ormoni tiroidei hanno il compito di agire su tutte le cellule del corpo per modularne la funzionalità in relazione alle richieste metaboliche dell’organismo. I segni e i sintomi che possono comparire in caso di ipertiroidismo sono vari e legati all'aumento di tutti i processi metabolici:


- perdita di peso: spesso è il primo segno clinico e si non si associa alla perdita dell’appetito o modificazione dell’apporto calorico con la dieta, anzi l’appetito aumenta perché tutti gli alimenti introdotti vengono metabolizzati in un arco di tempo inferiore;

- tachicardia: aumento dei battiti cardiaci durante tutto l’arco della giornata, palpitazioni o aritmie (battiti irregolari);

- nervosismo, ansia, instabilità emotiva e insonnia: gli ormoni tiroidei agiscono anche sulle cellule nervose;

- aumento della temperatura corporea ed eccessiva sudorazione: infatti gli ormoni tiroidei sono “termogenici” (cioè fanno in modo che l’organismo produca calore) e le risposte messe in atto dall’organismo stesso per abbassare la temperatura sono la sudorazione e la vasodilatazione, per cercare di disperdere il maggior quantitativo di calore possibile; la cute è infatti calda e sudata;

- alterazioni del ciclo mestruale nelle donne;

- fatica e debolezza muscolare;

- alterazioni oculari: si possono verificare in circa il 15% dei casi di ipertiroidismo autoimmune e si presentano spesso come irritazione congiuntivale, lacrimazione e fastidio alla visione della luce diretta. Un’altra manifestazione rara, tipica delle forme autoimmuni è l’esoftalmo, ossia la sporgenza del bulbo oculare di uno o entrambi gli occhi. Quest’ultimo è dovuto all’accumulo di sostanze al di dietro del bulbo oculare con conseguente aumento della sua sporgenza ed alterazione della fisionomia del viso. L’ipertiroidismo può inoltre determinare la comparsa di “sguardo sbarrato” come conseguenza della retrazione della palpebra superiore.


MALATTIE CHE POSSONO INSORGERE CON L'IPERTIROIDISMO

L’ipertiroidismo può indurre una serie di problemi a carico dell’apparato cardiovascolare, dovuti all'aumento dei battiti cardiaci e a quello della pressione arteriosa; può portare a fragilità ossea e inoltre osteoporosi, problemi alla vista, e, infine, a una crisi tireotossica, condizione associata all’ipertiroidismo non trattato in cui si assiste all’intensificazione di tutti i sintomi che ne derivano: aumento del battito cardiaco, della temperatura, ecc..


DIAGNOSI

La diagnosi dell’ipertiroidismo si basa sull'attenta analisi della storia clinica e delle condizioni fisiche del paziente: durante la visita il medico osserva il paziente per verificare l’eventuale presenza di uno o più sintomi.

Svolge un ruolo fondamentale l’ecografia della tiroide che, se effettuata da mani esperte, nella maggior parte dei casi permette di differenziare facilmente le situazioni patologiche associate all’ipertiroidismo.

La diagnosi definitiva può comunque essere fatta solo dopo aver effettuato un dosaggio degli ormoni tiroidei nel sangue (FT4 e FT3) che risultano molto elevati e del TSH che invece è basso. Può essere utile e spesso determinate per la diagnosi corretta, il dosaggio degli autoanticorpi tiroidei (anti-recettore del TSH, anti- tireoglobulina, anti-tireoperossidasi).

Per un completamento diagnostico potrebbe essere necessario, inoltre, eseguire una scintigrafia tiroidea.


TERAPIA

La terapia dipende primariamente dalla causa iniziale e deve tener conto, inoltre, di una serie di fattori: gravità dell’ipertiroidismo, età e condizioni cliniche generali del paziente.

In molti casi la terapia farmacologica è in grado di migliorare e ridurre i sintomi correlati all’ipertiroidismo anche se a volte è necessario instaurare altre metodiche. Nel caso in cui l’ipertiroidismo si associ a gozzo di piccole dimensioni o a nodulo iperfunzionante può essere indicata la terapia radiometabolica (con iodio radioattivo che viene captato dalle cellule tiroidee per la produzione degli ormoni e, grazie alla sua radioattività, le distrugge). Nelle forme più gravi si può ricorrere alla chirurgia con asportazione di tutta o parte della tiroide. Nei pazienti con il morbo di Graves-Basedow il trattamento iniziale è sempre di tipo farmacologico con uso di ormoni antitiroidei, mentre nei pazienti con tiroiditi si somministrano in genere dei cortisonici.

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