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Dr.ssa Marta Di Stefano

Ipotiroidismo


L’ipotiroidismo è la condizione clinica in cui la tiroide non produce un quantitativo di ormoni (triiodotironina o T3 e tiroxina o T4) sufficiente. Gli ormoni tiroidei, di norma, hanno il compito di regolare i processi metabolici del nostro organismo; se non vengono prodotti correttamente e nelle giuste quantità, i processi metabolici risultano rallentati.

L’ipotiroidismo insorge prevalentemente nelle donne che hanno superato i 60 anni di età.


CAUSE

L’ipotiroidismo può essere di tipo primario, se insorge a causa di una patologia che nasce direttamente nella tiroide, o secondario, se consegue ad un deficit dell’ipofisi.

L’ipofisi è una ghiandola situata nell’encefalo capace di produrre il TSH, ormone che a sua volta regola la produzione di T3 e T4; in caso di patologia dell’ipofisi, viene prodotto meno TSH e, di conseguenza, vengono secreti meno ormoni tiroidei.

Le cause di ipotiroidismo primario possono essere:


- patologie autoimmuni: sono patologie in cui sono presenti degli anticorpi che agiscono distruggendo le cellule dell’organismo stesso, in questo caso quelle tiroidee (classico esempio è la tiroidite di Hashimoto);

- rimozione chirurgica della tiroide

- terapia con iodio radioattivo: in alcuni casi di ipertiroidismo si utilizza questo tipo di terapia radiometabolica e lo iodio radioattivo distrugge le cellule tiroidee;

- alcuni farmaci.


Altre cause possono consistere in difetti congeniti e riguardano sia la struttura che la funzionalità della ghiandola; si può manifestare ipotiroidismo anche in gravidanza, perché aumenta il fabbisogno di ormoni tiroidei e la ghiandola potrebbe non essere in grado di far fronte a queste aumentate richieste; può influire anche la carenza di iodio, che è un elemento fondamentale per la produzione di ormoni tiroidei.


SINTOMI

Nelle fasi iniziali di ipotiroidismo potrebbero non manifestarsi sintomi. Successivamente possono insorgere:


- stanchezza; debolezza muscolare, crampi e stiramenti;

- aumentata sensibilità al freddo;

- costipazione;

- secchezza cutanea; assottigliamento dei capelli; gonfiore del volto;

- aumento del peso corporeo; accumulo di liquidi nel sottocutaneo (mixedema)

- bradicardia (battito cardiaco rallentato);

- raucedine;

- aumento del colesterolo in circolo;

- depressione; disturbi della memoria;

Tutti questi sintomi sono dovuti al rallentamento del metabolismo basale dell’organismo.


DIAGNOSI

Il primo passo nella diagnosi è il dosaggio del TSH eventualmente accompagnato dal dosaggio degli ormoni tiroidei T3 e T4 in circolo.

Successivamente si può procedere con la ricerca di anticorpi diretti contro componenti delle cellule tiroidee (per verificare se si tratta di una patologia autoimmune) e completare l’iter diagnostico con un’ecografia della tiroide.


IPOTIROIDISMO INFANTILE

L’ipotiroidismo può essere congenito, cioè generato da malformazioni anatomiche e funzionali della tiroide presenti già alla nascita. Gli ormoni tiroidei intervengono anche nello sviluppo del sistema nervoso centrale del feto e del neonato ed è quindi di fondamentale importanza diagnosticare un eventuale ipotiroidismo.

In epoca neonatale però è estremamente difficile effettuare una diagnosi clinica in quanto la sintomatologia può essere aspecifica, sfumata o spesso completamente assente. Per questo motivo dal 1977 è stato introdotto in Italia lo screening neonatale dell’ipotiroidismo congenito che viene effettuato mediante la misurazione dell’ormone ipofisario tireostimolante TSH su tutti i neonati nella prima settimana di vita.


TERAPIA

Il trattamento specifico dell’ipotiroidismo consiste nella somministrazione dell’ormone tiroideo tiroxina per via orale in modo da sopperire alla sua mancanza. In genere si procede con dosi progressivamente crescenti. Nella gran parte dei casi questa terapia deve essere seguita per tutta la vita, quindi è bene sottoporsi a controlli periodici per valutarne l’effettiva efficacia.

È bene ricordare che alcuni alimenti (ad esempio la soia) e alcuni integratori alimentari (ferro, calcio, idrossido di alluminio) possono interferire con l’assorbimento dell’ormone assunto con la terapia.

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