Lo iodio è un oligoelemento essenziale per la salute della tiroide, sebbene sia presente in natura in percentuali ridotte; si ritrova, infatti, in piccola quantità nelle acque marine ed è piuttosto abbondante, come iodato di sodio, in alcuni depositi salini.
Rappresenta un requisito fondamentale per il normale funzionamento della ghiandola tiroidea sia in età adulta che durante la vita fetale e neonatale, e la sua carenza si traduce in diverse patologie più o meno gravi a seconda dell’età e del sesso.
Nell’aria c’è iodio, ma negli alimenti e nell’acqua c’è ioduro (forma ionica dello iodio I-), che rappresenta l’unica forma con cui viene assorbito questo oligoelemento dall’organismo, per essere successivamente utilizzato per la costruzione degli ormoni tiroidei. La sua assunzione, quindi, deriva quasi esclusivamente dalla dieta.
CARENZA DI IODIO
La carenza di iodio, ancora oggi, rappresenta uno dei più gravi problemi di salute pubblica secondo stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che potrebbe associarsi a diverse patologie come il gozzo o l’iper/ipoproduzione di ormone tiroideo da parte della ghiandola tiroidea.
La conseguenza più conosciuta della carenza di iodio è il GOZZO (ossia ingrandimento della tiroide) con la possibile formazione di NODULI TIROIDEI. Questo fenomeno rappresenta inizialmente un adattamento fisiologico della ghiandola che, in assenza del substrato essenziale per la costruzione degli ormoni tiroidei, incrementa la sua attività nel tentativo di adeguarsi alle necessità dell’organismo. Se questo adattamento ha successo, e la carenza di iodio non è molto grave, la persona non andrà incontro a danni rilevanti, che si manifesteranno invece con il perdurare della carenza.
Le conseguenze più gravi della carenza iodica sono però rappresentate dai danni riscontrati durante la vita fetale e neonatale, per cui gli ormoni tiroidei sono essenziali. Durante le prime fasi della vita, infatti, la carenza iodica può determinare una produzione ormonale ridotta, con alterazioni a carico DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE E PERIFERICO e nelle sue forme più gravi può indurre una patologia nota come CRETINISMO (sebbene sia una condizione raramente riscontrata in Europa).
Per questo motivo, i disordini da carenza nutrizionale di iodio rappresentano un grave problema di salute mondiale e sono indicati come obiettivo primario per la salute pubblica anche nei paesi industrializzati, completamente prevenibili per mezzo della iodoprofilassi.
Il corpo umano, normalmente, contiene una quantità di iodio pari a 20 ai 50 mg, ma si considera che il fabbisogno giornaliero sia di 150 µG IN ETÀ ADULTA, 250 µG IN GRAVIDANZA E DURANTE L’ALLATTAMENTO, 90-120 µG NEI BAMBINI.
ASSUNZIONE DI IODIO
L’apporto di iodio adeguato a mantenere una normale funzionalità tiroidea deriva quasi esclusivamente dalla dieta e, in particolare, dall’acqua, dall’assunzione di pesce, di crostacei e in misura minore dal latte e dei suoi derivati, da alcuni tipi di verdure e dalle uova.
E’ essenziale ricordare che, contrariamente a quanto si pensa, vivere in vicinanza del mare non determina sempre un vantaggio in termini di iodioprofilassi. Questo perché la quantità di iodio respirata dal mare influisce solo in minima parte nel nostro fabbisogno di iodio, che necessità invece di essere assunto in quantità adeguate con la corretta alimentazione.
Sicuramente tutti i tipi di fauna e vegetazione marina assorbono iodio dall’acqua di mare e sono ottime fonti di questo minerale: in particolare, sono buone fonti il pesce di acque profonde e le alghe. In misura minore lo iodio si trova nelle uova, nei prodotti lattiero-caseari, nei cereali e nella carne, nell’aglio, fagioli, semi di sesamo, fagioli di soia, spinaci, bietole, zucchine bianche e cime di rapa.
Lo iodio viene assorbito nel tratto gastro-intestinale e, attraverso il sangue, viene trasportato alla tiroide che ne trattiene circa il 30%. La parte restante viene assorbita dai reni ed eliminata, prevalentemente, con le urine. Una piccola parte viene eliminata anche con il sudore, le lacrime, la saliva e la bile.
La quantità assunta con gli alimenti non è, però, sufficiente a garantirne l’adeguato apporto giornaliero, soprattutto in alcune fasi della vita come la gravidanza e l’allattamento, in cui, anche una dieta equilibrata può essere insufficiente a garantire un adeguato apporto di questo elemento, ed è quindi raccomandata l’assunzione di integratori contenenti iodio.
A tal fine il Ministero della Salute ha promosso la legge n. 55 del 21 marzo 2005 su “Disposizioni finalizzate alla prevenzione del gozzo endemico e di altre patologie da carenza iodica” con la finalità di eradicazione dei disturbi da carenza iodica. La strategia promossa è quella di utilizzare come veicolo alimentare il SALE DA CUCINA arricchendolo con opportune quantità di iodio.
Il sale arricchito di iodio ha lo stesso aspetto del comune sale da cucina e non presenta alterazioni in odore o sapore, né altera quello dei cibi a cui viene aggiunto.
IODIO E PATOLOGIE TIROIDEE
Tutti possono usare il sale iodato, anche soggetti affetti da patologie tiroidee. Questo perché in condizioni fisiologiche la tiroide è in grado di tollerare fino a 1mg (1000 µg) di iodio al giorno senza che si verifichino effetti avversi, in quanto l’eccesso di iodio viene escreto con le urine.
I soggetti affetti da ipertiroidismo (esempio su base autoimmune) possono tollerare quantità inferiori di iodio ma, nonostante questa minore tolleranza, il rischio di eccesso di iodio è praticamente inesistente in quanto il consumo di sale iodato raramente aggiunge più di 300 µg di iodio alla dieta giornaliera. Si dovrebbe, piuttosto, evitare il consumo eccessivo di cibi con eccesso iodico come le alghe (ad esempio il sushi).
I soggetti con ipofunzione ghiandolare, invece, assumono l’ormone tiroideo dall’esterno e di conseguenza non avrebbero la necessità di assumere il sale iodato per garantire un adeguato apporto di questo oligoelemento, ma, è comunque buona abitudine utilizzare il sale addizionato con iodio per tutta la famiglia.
SALE IODATO E IPERTENSIONE
Da tempo è aperto un dibattito sulla compatibilità della profilassi con sale da cucina fortificato con iodio con la necessità di ridurre il consumo alimentare di sodio, per i suoi effetti negativi sul controllo dell’ipertensione arteriosa e sul cuore, sul circolo e sulla funzione renale.
In realtà, le raccomandazioni dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di ridurre il consumo di sale non sono in contrapposizione con l’attuazione della profilassi iodica attraverso l’uso del sale iodato, infatti si raccomanda l’utilizzo del sale a una quantità che non superi i 4- 5 g al giorno negli adulti, 2-3 g nei bambini sopra il primo anno di vita, quantità che nel caso del sale iodato sono sufficienti a garantire l’apporto di circa 150 mcg di iodio.
Quindi: POCO SALE MA SEMPRE IODATO!
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