Articolo apparso su AME informa i pazienti nr. 1 - marzo 2021
Recenti pubblicazioni scientifiche hanno mostrato una correlazione tra COVID-19 e malattie della tiroide. In particolare, uno studio italiano ha descritto il primo caso di tiroidite subacuta in una donna con SARS-CoV-2. La tiroidite subacuta è un’infiammazione della tiroide, che si manifesta in concomitanza di un’infezione virale delle prime vie respiratorie. I virus più frequentemente responsabili sono: il virus dell'influenza, gli Adenovirus, i Coxsackie e il virus della parotite.
La dimostrazione che anche il virus SARS-CoV-2 può attaccare la tiroide non deve di certo spaventare, anche perché finora sono stati casi isolati, ma è necessario fare attenzione ad alcuni particolari sintomi e rivolgersi al medico di fiducia in loro presenza.
I sintomi della tiroidite subacuta sono malessere, febbre, fastidio e dolore nella parte anteriore del collo, che aumenta ingoiando e/o masticando. Il dolore spesso è localizzato, aumenta con la palpazione del collo e può interessare diverse zone del collo o irradiarsi verso la mandibola o l’orecchio. Possono essere inoltre presenti sintomi tipici dell’ipertiroidismo, come tachicardia, sudorazione, ansia e tremori.
I dati scientifici finora disponibili sono rassicuranti. Sembrerebbe, infatti, che i sintomi della tiroidite subacuta durante COVID-19 siano più lievi rispetto alle altre forme di tiroidite subacuta.
Il processo infiammatorio tipico della tiroidite subacuta classica evolve nell’arco di mesi. Il trattamento prevede anti-infiammatori (cortisonici o non) e nella maggior parte dei casi si auto-limita, con normalizzazione completa della funzione tiroidea. Nella maggior parte dei casi la fase iniziale di ipertiroidismo viene seguita dopo poche settimane da un leggero ipotiroidismo, che generalmente scompare spontaneamente.
In conclusione, sono stati pubblicati casi di associazione tra infezione da SARS-CoV-2 e comparsa di tiroidite subacuta. Finora sono stati casi isolati e non è ancora chiaro quanti siano in realtà questi casi nella popolazione colpita da COVID-19. Il dato non deve allarmare ma è importante rivolgersi al proprio medico in presenza di sintomi caratteristici, per essere valutati senza perdite di tempo e trattati se necessario.
Dominique Van Doorne 1 & Federica Presciuttini1,2
1 Commissione AME per i Rapporti con le Associazioni dei Pazienti
2 UOS Ambulatorio e DH Endocrinologica, AOU Sant’Andrea, Roma
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